13 dicembre, 2020

La febbre da trincea 14/18 riappare tra i senzatetto

Una malattia scoperta durante la prima guerra mondiale colpisce oggi i più poveri. 

Trasmessa tra i soldati è stata scoperta durante la prima guerra mondiale e chiamata febbre da trincea. Ora sta riapparendo tra i senzatetto. Lo riporta The Guardian, dopo la segnalazione in un rapporto dell'Università di Manitoba questa settimana, che descrive in dettaglio il caso di un senzatetto di 48 anni che ha sviluppato una grave infezione cardiaca dopo aver contratto la malattia (Endocardite dovuta a Bartonella quintana, l'agente eziologico della febbre da trincea). 

La febbre da trincea è legata alla scarsa igiene. Viene trasmesso all'uomo dai pidocchi e causata da un batterio chiamato Bartonella quintana. Di fronte a questo preoccupante fenomeno, alcuni la ribattezzarono la malattia "febbre da trincea urbana". 

Durante la guerra del 1914-18 si diffuse ampiamente tra i combattenti in condizioni di vita disastrose nelle trincee. Più di un milione di uomini ne furono infettati. 

Un individuo affetto si è malato per alcuni giorni ed ha sviluppa una febbre alta. La malattia batterica può anche causare eruzioni cutanee, mal di testa e spesso forti dolori alle gambe. 

La febbre da trincea è molto raramente fatale, ma indebolisce notevolmente gli organismi. Alcuni soldati colpiti non sono stati in grado di combattere per settimane. 

Diversi studi recenti hanno mostrato la recrudescenza della febbre da trincea nei senzatetto. Uno studio della California dello scorso maggio ha spiegato che un senzatetto è morto per complicazioni della malattia: in rari casi, se non trattata, può portare a una grave infiammazione della parete delle valvole cardiache, per esempio. 

Questi casi sono tanto più deplorevoli in quanto la malattia batterica viene trattata molto bene con antibiotici e misure igieniche, compreso il trattamento dei pidocchi. 

Combattere questa febbre equivale quindi a combattere la povertà estrema e fornire un migliore sostegno ai più svantaggiati. 

I ricercatori aggiungono che gli operatori sanitari dovrebbero rintracciare più da vicino la presenza del batterio Bartonella quintana nelle persone che sono state a lungo infestate da pidocchi. 

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