Il Medio Evo non era poi così bacchettone come si è sempre detto. Lo descrive un libro recente Jacques Rossyaud. Ne ho letto la recensione su Liberation (vedi fondo pagina), in Italia, ripreso da Dagospia.
Un ampio successo in Francia della magnifica sintesi delle sessualità (il plurale è d'obbligo) nel Medioevo occidentale. Il libro è breve, ma di rara densità, con ricca bibliografia internazionale.
L'interesse per la storia della sessualità medievale ha meno di 50 anni se ne cominciò a parlare intorno agli anni 60.
Jacques Rossiaud fonda le sue teorie, le sue analisi avvalendosi in particolare di Michel Foucault.
La sessualità è vista come una struttura complessa costituita da tre serie organicamente collegate: pratiche multiple, più o meno codificate e ritualizzate, una "scienza sessuale", in cui si affermano o denunciano gli standard e le deviazioni (vedi diritto canonico, medicina, teologia, ecc. ), un '"arte erotica", sempre presente (il coito non è mai "naturale"), stimolato dalla fantasia, che si manifesta in invenzioni, testi, canzoni, gesti e immagini.
Piuttosto nuova è l'introduzione che l'autore dedica alla "archeologia del rapporto amoroso" attraverso le nudità, i rituali del potere maschile, la ricerca del piacere. Come anche è lo studio dell' "immaginario e fantastico". Con questa conclusione: "Le realtà dei regni medievali della carne sono state [...] meno omogenee, meno austere, meno represse di quanto gli storici di ieri si compiacessero di credere".
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Per approfondire
posizioni, continenza e quant'altro in questo periodo vedi:
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