Siamo in chiusura di campagna elettorale, questa sera i candidati concluderanno la faticosa kermesse dei comizi, appuntamenti, incontri e quant'altro. Per la città capannelli discutono più o meno animatamente su questa e quella candidatura. Per le strade, sui tergicristallo, nelle cassette postali, negli spazi elettorali e non si accumula carta su carta.
Migliaia di sproloqui affastellati, nelle discussioni sul web, in piazza e dappertutto che non si arrendono nemmeno davanti all'evidenza delle cose.
Migliaia di sproloqui affastellati, nelle discussioni sul web, in piazza e dappertutto che non si arrendono nemmeno davanti all'evidenza delle cose.
Ieri passeggiando ascoltavo qua e là commenti all'indirizzo di questo e quell'altro candidato, alcuni, che passavano per avventura in macchina magari di grossa cilindrata, venivano immediatamente giudicati come ladri o altro. (Quì a fianco una 'antologia' di auto di Arsenio Lupin).
Nessuno che avesse letto un programma o avesse una informazione minima di quello che i nostri rappresentanti si accingono a fare.
Anche tra i candidati moltissimi non sanno.
Anche tra i candidati moltissimi non sanno.
Tutto ciò sfiora il comico. se non fosse tragico. Giorni fa invitavo un caro giovane amico a non lasciarsi prendere dalle emozioni, spesso vacue, citandogli un mio post precedente 'Il cervello degli elettori - poche riflessioni e molte emozioni', mi rispose seccamente che preferiva emozionarsi.
Déja vu, tutto già visto.
Déja vu, tutto già visto.
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