Il DNA ereditato dai Neanderthal può far peggiorare gli effetti del Covid-19

Il coronavirus colpisce pazienti con un'ampia varietà di sintomi. Secondo uno studio, ora devono essere aggiunti fattori genetici

Secondo i ricercatori, i pazienti con Covid-19 portatori di un segmento di DNA di Neanderthal, ereditato da un incrocio con il genoma umano circa 60.000 anni fa, sono a maggior rischio di gravi complicanze della malattia. 

La codifica genetica ereditata da questo lontano cugino degli esseri umani, ad esempio, rende loro tre volte più probabilità l'aver bisogno di ventilazione meccanica, secondo lo studio pubblicato su 'Nature' mercoledì.  

La malattia colpisce pazienti con un'ampia varietà di sintomi, con fattori aggravanti diversi come età, sesso o anantecedenti. I fattori genetici devono ora essere aggiunti a questo, secondo i ricercatori del Max Planck Institute for Anthropological Evolution. 

Una recente ricerca condotta dalla Covid-19 Host Genetics Initiative rivela che una variante genetica in una determinata regione del cromosoma 3 - una delle 23 del genoma umano - è associata a forme più gravi di patologia. 

Questa stessa regione era già nota per ospitare il codice genetico dei Neanderthal, il che ha spinto gli autori dello studio, Svante Paabo e Hugo Zeberg, a cercare un collegamento con Covid-19. 

Hanno scoperto che un uomo di Neanderthal proveniente dall'Europa meridionale portava un segmento genetico quasi identico, composto da circa 50.000 paia di basi, i costituenti primari del DNA. 

Hanno inoltre stabilito che gli esseri umani moderni hanno ereditato questo segmento non da un antenato comune con i Neanderthal mezzo milione di anni fa, ma molto più recentemente. 

Questo segmento non è distribuito uniformemente in tutto il mondo, secondo lo studio. Si trova nel 16% degli europei e in circa la metà della popolazione dell'Asia meridionale, con la percentuale più alta (63%) in Bangladesh. 

Ciò spiegherebbe perché i nativi del Bangladesh che vivono in Gran Bretagna hanno il doppio delle probabilità di morire da Covid-19 rispetto alla popolazione generale. Così ipotizzano gli autori dello studio.