L'algoritmo che gestisce Twitter mette Donald Trump al primo posto nelle ricerche per la parola 'razzista'.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump appare come primo risultato degli account suggeriti digitando la parola 'razzista' in inglese nella ricerca di Twitter. Questa associazione è il risultato di un algoritmo che gestisce il social network.
Il quotidiano britannico 'The Independent' per primo, mercoledì, ha notato questa curiosità nel contesto delle diffuse proteste negli Stati Uniti contro il razzismo e la violenza della polizia.
'Se un account è regolarmente associato a determinati termini, è possibile che questi emergano insieme nelle raccomandazioni attraverso un algoritmo', ha detto un portavoce di Twitter.
Il social network per la prima volta il 26 maggio ha segnalato un tweet di Donald Trump come fuorviante, prima di fissarne un altro, tre giorni dopo, per 'apologia della violenza'.
Il presidente repubblicano, seguito da oltre 80 milioni di persone sui social network, nel frattempo aveva risposto firmando un decreto volto a limitare la protezione giudiziaria dei social network.
Per Greg Sterling, editore del sito del motore di ricerca 'Search Engine Land', il fatto che Donald Trump sia stato suggerito per primo durante la ricerca di 'razzista' su Twitter non è un nuovo episodio di questo conflitto aperto, ma piuttosto il riflesso di 'un gran numero di persone che usano le parole' razzista 'o' razzismo 'per descrivere o rispondere' al presidente o il risultato di 'uno sforzo concertato per associare l'account Trump a questi termini'.
L'algoritmo di Twitter, spiega lo specialista, utilizza tutta una serie di variabili che rendono in linea di principio la piattaforma sicura da qualsiasi tentativo di manipolazione.
Dovrebbe anche essere il caso di Google, che nel 2003 fu vittima di una cosiddetta manovra di 'bombardamento' in modo che il nome dell'ex presidente George W. Bush apparisse in cima, alla ricerca dell'espressione 'Miserabile fallimento'.
Solo un'analisi approfondita consentirebbe di fare esplicitamente luce sui meccanismi che associano Donald Trump e il razzismo, osserva Kjerstin Thorson, professore all'Università del Michigan specializzato in politica e social network.
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