La mancanza di attenzione e di autostima porterebbe alcuni a diventare dipendenti dai selfie e dalla loro condivisione sui social network. Vero fenomeno sociale, il selfie ha invaso negli ultimi anni la vita di molti.
In vacanza, al ristorante o sul posto di lavoro, molti non esitano ad immortalarsi di fronte all'obiettivo e a condividere le loro foto sui social network. A tal punto che alcuni avrebbero sviluppato una vera e propria dipendenza. Una dipendenza che di recente ha un nome: 'Selfitis' - 'Selfite'.
In uno studio pubblicato a fine novembre sull'International Journal of Mental Health and Addiction, i ricercatori dell'Università di Nottingham Trent nel Regno Unito e la Thiagarajar School of Management, in India, l'hanno persino riconosciuta come una malattia mentale.
Questi ultimi hanno iniziato la loro ricerca in India, il paese con il più alto numero di utenti di Facebook e dove non meno di 14 persone sono state uccise nel 2017 dopo un selfie scattato in una situazione pericolosa (su 30 nel mondo).
Per fare questo, hanno prima creato gruppi di discussione con 225 partecipanti dal mondo accademico, ponendo loro domande come 'Cosa ti fa riprendere un selfie?' Oppure 'Pensi che sia possibile che una persona diventi dipendente da esso?'
Al termine di queste sessioni, gli scienziati hanno raggiunto una serie di conclusioni che hanno separato in categorie, come la competizione sociale ("Mi sento perso quando gli amici hanno più 'Mi piace' e commenti per i loro selfie di me"), la ricerca di attenzione ("La mia ragione principale per prendere selfie e condividerli è attirare l'attenzione") o anche la fiducia di per sé ("Quando le persone 'amano' e commentano i miei selfie, ho più fiducia in me stesso").
Dopo queste analisi, i ricercatori hanno creato una 'scala comportamentale' testata su 400 studenti che dovevano definire se le affermazioni fossero o meno applicabili a loro. I risultati finali hanno permesso agli scienziati di classificare la dipendenza da selfie come una malattia mentale a sé stante, distinguendo tre livelli di dipendenza: a rischio, acuta e cronica.
'Coloro che soffrono di 'selfite' di solito soffrono di mancanza di fiducia in se stessi e cercano di avvicinarsi ai loro coetanei, afferma il dott. Janarthanan Balakrishnan a The Independent. Possono avere sintomi simili ad altri comportamenti potenzialmente dipendenti'.
Si noti che il termine 'selfitis' era già emerso nel 2014 in un articolo che affermava che la dipendenza dovrebbe essere considerata un vero disturbo mentale dall'American Psychiatric Association, una storia che alla fine si è rivelata sbagliata. 'Se si trattava di una bufala, non significava che la selfite, non esisteva', afferma Mark Griffiths al quotidiano britannico.
Aggiunge: "Sembra che ora abbiamo confermato la sua esistenza e sviluppato la prima scala comportamentale di 'selfite' nel mondo".
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