Gli attacchi del 13 novembre hanno avuto un impatto sulle scelte giovanili, va reinventata una nuova forma di democrazia che dia voce ai giovani.
Una delle poche conseguenze positive degli attacchi del 13 novembre, i giovani sono più coinvolti nella vita della comunità o in una organizzazione, secondo uno studio del Centro di Ricerca per lo Studio e l'Osservazione delle Condizioni di vita (crédoc) pubblicato martedì 18.
Un giovane su cinque (19%) dichiara di essersi impegnato per una causa o aver pensato di farlo dopo gli attentati che hanno ucciso 130 persone a Parigi, lo dice lo studio del Crédoc per la Direction de la jeunesse e da la vie associative (Djepva) del il Ministero della Gioventù e dello Sport.
Gli attacchi, tuttavia, hanno sollevato in questa generazione anche reazioni negative: si sentono meno sicuri (58%) e sono diffidenti nei confronti di determinati gruppi di persone (50%). Ma questi eventi hanno anche orientato a coltivare altri sentimenti come il patriottismo, la casa (49%) o la solidarietà (47%), mentre poco meno della metà (43%) ritengono che le loro libertà si sono ridotte.
La quota tra i 18-30 anni, volontari e benefattori, passa dal 26% del 2015 al 35%. Particolarmente l'impegno regolare è aumentato maggiormente (9% nel 2015 contro il 14% nel 2016). I giovani uomini sono più propensi ad impegnarsi più delle donnedonne: il 17% contro il 11%.
"No, i giovani non sono ripiegati su se stessi. Molti di loro, tra questi, danno il loro tempo nell'impegno verso gli altri", ha detto il ministro della Gioventù e dello Sport Patrick Kanner, aggiungendo "le tragedie che abbiamo conosciuto nel 2015 hanno amplificato questa sete impegno".
"I giovani sembrano allontanarsi dagli impegni politici convenzionali. Tocca a noi reinventare una nuova forma di democrazia che dia voce ai giovani", ha detto in seguito.
Prime fra le cause o le attività che desiderano difendere i giovani di età tra 18 e 30 anni, sport (22%). Poi vengono la salute e per l'ambiente (20%), la giovinezza e l'istruzione (19%), la cultura, il sociale o la pace nel mondo (15%).
Il capitale finanziario e il bagaglio culturale rafforzano il volontariato, come il livello di istruzione. I tassi di partecipazione sono infatti più elevati tra gli studenti (17%), tra i giovani occupati (15%), i laureati di istruzione superiore (16%) e quelli ad alto reddito alto reddito (16%).
Quelli che non vogliono impegnarsi sono anche i più insicuri. Spesso meno istruiti, hanno più probabilità di essere disoccupati o senza formazione (21% contro il 14% in media).
Questi i risultati del sondaggio nazionale condotto online dal Credoc con il supporto dell'Istituto Nazionale per la gioventù e l'istruzione popolare (INJEP) su 4.000 giovani di età compresa tra 18 e 30 anni da dicembre 2015 a gennaio 2016.
Nessun commento:
Posta un commento