La sensazione di vedere o rivivere una scena per la seconda volta è un fenomeno molto comune. In un recente studio, i ricercatori hanno osservato per la prima volta l'attività cerebrale quando questa si manifesta. Cosa ssuccede nella nostra testa?
Hai già letto questo articolo? O almeno, hai la strana sensazione come di disagio per un vago ricordo di essere stato nello stesso posto con gli stessi vestiti, le stesse persone, leggendo un articolo sullo stesso argomento. Ma allora: hai voglia a scavare per ricordare, non ne cavi un ragno dal buco. Indovina un po', queste impressioni di déjà vu sono altrettanto misteriose per la scienza. Ma solo fino ad oggi.
Come per ogni enigma scientifico, il déjà vu è stato oggetto di numerose ipotesi. A priori, non è un errore della fonte. Alcuni sostengono che questo ci ricordi della vita passata, prima della reincarnazione o una dimostrazione di qualche mondo parallelo. Secondo altre ipotesi, più credibili, del mondo delle provette, si tratterebbe di una sorta di familiarità legata alle similitudini connesse ad esperienze passate realmente vissute, sognate o semplicamente immaginate.
Insomma, un giorno ti sei immaginata in tutù durante il primo corso di danza, presa da un déja vu incontrollabile. Sarebbe, questa, un'altra ipotesi: come un bug del cervello, che registra due volte contemporaneamente e presenta la stessa scena. Il tuo cervello riceverebbe il doppio della tua scena in tutù Rosa e non riuscirebbe a recuperare questo ricordo dalla memoria a lungo termine (perchè, povera te, si tratta della stessa cosa).
Tutte queste ipotesi, però, non sono state verificate per la semplice ragione che nessuno aveva precedentemente osservato l'attività cerebrale durante questi deja vu. Sono tanto imprevedibili quanto fugaci. Ecco perché Robert Akira O'Connor, un ricercatore in psicologia e neuroscienze presso l'Università di St Andrews nel Regno Unito ha deciso di portare il quesito in laboratorio per andare al fondo della storia.
In uno studio presentato nel mese di agosto in una conferenza a Budapest, secondo il sito New Scientist, ha osservato le reazioni del cervello di 21 volontari. Per ricreare il deja vu, ha proposto una lista di parole, come "letto, cuscino, notte, sogno", suggerendo la parola "sonno". Ha poi chiesto ai partecipanti se una delle parole citate inizia con la lettera "S". I volontari avevano risposto negativamente, rendendosi conto che la parola non era presente nella lista. Chiedendo loro, poi, se avessero sentito questa parola, avevano avvertito un senso di déjà vu.
Utilizzando la Risonanza Magnetica Funzionale (RMF), il ricercatore ha scoperto che la parte del cervello chiamata in causa dal déjà vu, non era quella della memoria, ma il lobo frontale, il luogo più alto del processo decisionale negli esseri umani. Questa attività sarebbe provocata dal sistema di verifica dei ricordi. Quindi sarebbe un conflitto tra ciò che realmente è vissuto e ciò che pensiamo di aver vissuto.
Meglio ancora, ciò che è stato precedentemente considerato un disturbo o un difetto della memoria, sarebbe al contrario un segno di buona salute. Per tornare al tutù rosa, se si ha la sensazione di rivivere quella scena, vorrebbe dire che il cervello cerca una corrispondenza nei suoi "archivi" - così facendo, funziona correttamente. I giovani, è noto che abbiano una memoria migliore, sono anche più coinvolti dai déjà-vu.
"Se il sistema di controllo generale fosse in declino, si sarebbe meno in grado di identificare un errore nei ricordi", dice Akira Robert O'Connor. Niente panico, però, se non avete mai provato un deja vu, vuol dire che il vostro cervello non commette mai errori.
Questa scoperta del mistero dei déjà vu, tuttavia, deve essere ancora confermata da parte della comunità scientifica, che ci pone, in questo caso, di fronte ad un jamais vu.
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