Barbie in mezzo a bambini neri. Ken con il continente africano tatuato sul suo cuore. Barbie fa un selfie con un piccolo orfano. Barbie in posa nel mezzo alla baraccopoli nel suo nuovo stile "afro-bohémien".
New York Times
The Voluntourist’s Dilemma
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Nella grande tradizione degli utenti che prendono in giro il "Voluntourism" (turismo umanitario, accusato di aggravare, a volte la situazione) e degli impegni studiati appositamente per lusingare il proprio ego, due giovani donne di venti anni hanno creato su Instagram un account intitolato "Barbie Savior".
Le due custodi dell'account, che hanno voluto mantenere l'anonimato, hanno spiegato all'HuffingtonPost di essere state esse stesse vecchie "salvatrici bianche", della loro esperienza di volontarie in Africa orientale dicono di rimpiangere alcuni dei loro atteggiamenti.
L'idea non è certo quella di biasimare tutto l'universo umanitario, ma prendere in giro alcune intenzioni tra le più goffe, quelle a volte più narcisistiche che caritatevoli.
"L'idea che l'Africa debba essere salvata da se stessa da parte dell'Occidente risale al colonialismo e la schiavitù".
Nella sua biografia, Barbie Savior riassume la sua esistenza e il suo interesse:
«Gesù, avventure, Africa. [...] Sport. Bellezza. Non qualificata. 20 anni".
Senza pretendere di dare lezioni Barbie Savior sceglie con cura gli atteggiamenti un po' imbarazzanti.
Allo stesso modo, ricordo l'eccellente finto-clip "African child", dal film "Get him to the greek (2010)", in cui Russell Brand interpreta un rocker inglese falsamente torturato che ha "un bambino africano bloccato in lui".
Più deprimente, perché questa volta estratto da account reali, il Tumblr "Umanitarians on Tinder - Umanitari Di Tinder". Una serie di profili del sito di incontri dove gli utenti si presentano come "Barbie Savior". Per agguantare qualche pollo. Decisamente schifoso.
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