Terra di emigranti, il Portogallo vuole più rifugiati.
Il primo ministro vede la possibilità di ripopolare aree dismesse.
Terreno tradizionale di emigrazione, il Portogallo, si offre ai paesi europei che subiscono "una forte pressione migratoria" per ospitare fino a 10.000 rifugiati. Lo stato lusitano si pone modello, vedendo la possibilità di rivitalizzare le sue regioni interne.
Il Portogallo deve "dare l'esempio", ha sostenuto da Bruxelles venerdì scorso, il primo ministro socialista Antonio Costa, rifiutando "un'Europa che chiude i suoi confini per bloccare l'accesso ai rifugiati". L'arrivo dei rifugiati "sarà positivo per le regioni colpite da spopolamento rurale", si apprende da una fonte del governo.
Il paese ha inviato lettere, questa settimana, alla Grecia, l'Austria, l'Italia e la Svezia, offrendosi di ospitare fino a 5.800 rifugiati supplementari, che si aggiungono ai circa 4500 già accettati, come da quota di Lisbona, nel quadro dei negoziati europei.
António Costa ha fatto la stessa proposta di persona alja cancelliera tedesca all'inizio di febbraio durante una visita ufficiale a Berlino. "É ingiusto far pesare tutto sulla sig.ra Merkel, questo è un dovere di tutti i leader europei", ha dichiarato.
Ma finora, i rifugiati non si accalcano alle porte del Portogallo, preferendo per lo più paesi settentrionali dell'Europa.
Lisbona ha ospitato in tutto 32 migranti, nonostante gli sforzi dell'ambasciatore portoghese in Grecia, Rui Alberto Tereno. Quest'ultimo è stato inviato lo scorso novembre in un campo profughi a cantare le lodi del Portogallo.
Lo stato lusitano è sconosciuto e "deve fare sentire la sua voce agli emigranti che arrivano in Europa", dice Teresa Tito Morais, presidente del Consiglio per i rifugiati portoghese (CPR), responsabile per l'accoglienza dei migranti nel Paese.
"Dell'arrivo di profughi beneficeranno le aree del paese diventate deserte. Molti portoghesi sono emigrati e alcune aree hanno bisogno di essere rianimate", mentre il tasso di natalità è il più basso in Europa, ha detto Teresa Tito Morais.
L'idea era già stata avanzata nel mese di settembre da parte delle autorità locali di Bragança, una cittadina di 35.000 abitanti nel nord-est del Portogallo, che ha visto in questo un modo per ripopolare i villaggi della regione.
Paese tradizionale di emigrazione, il Portogallo ha sperimentato negli ultimi quattro anni 485.000 partenze permanenti o temporanee. Una massiccia ondata che ha colpito con più forza il nord e il centro del paese in un momento di crisi economica.
Il precedente governo di destra, spodestato nel mese di novembre da un'alleanza senza precedenti di sinistra, ha avvertito che il Portogallo è "pronto a fare sacrifici per accogliere rifugiati, ma senza compromettere lo sforzo teso alla ripresa economica e finanziaria".
Il governo socialista è più aperto, ma stabilisce comunque delle condizioni perché la disoccupazione rimane elevata e si aggira sul 12%, mentre il Portogallo è venuto fuori da un piano di aiuti internazionali nel maggio 2014. L'accoglienza sarà riservata a 2.000 studenti universitari e 800 studenti del flusso professionale, così come da 2.500 a 3.000 rifugiati specializzati in agricoltura e silvicoltura.
"Si tratta di aree senza manodopera e si è ora costretti a reclutare lavoratori in Vietnam e Thailandia", sostiene il governo. "Si tratta di lavori che i portoghesi non gradiscono", dice da parte sua Teresa Tito Morais, che mostra il rovescio della medaglia "il luogo comune degli immigrati che rubano il lavoro dei portoghesi".
I movimenti di estrema destra sono anche emarginati in Portogallo e le proteste anti-profughi difficilmente raccolgono più di un centinaio di persone. Secondo il capo della CPR: "il portoghese abituato ad emigrare sa che cosa si prova a cercare una vita migliore altrove. Questo facilita attiva la comprensione".
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