03 settembre, 2015

Perchè a volte ci chiediamo: che giorno è?

Siete più propensi a chiedere che giorno sia, di martedì, mercoledì o giovedi? É solo questione di rappresentazioni mentali
Nel mezzo degli spazi aperti, in pieno pranzo o allo sportello della Posta, la stessa domanda continua ad emergere: "Che giorno è oggi?». Essa non ha solo una funzione fàtica, ma è anche il risultato di una vera confusione cognitiva (confusione fatica - Jakobson).

Cerchiamo di capire perchè? I ricercatori in psicologia hanno studiato l'argomento, indagando su diversi gruppi. I loro risultati, pubblicati sulla rivista PLoS ONE, il 19 agosto. Quasi subito si è notato che i partecipanti erano in errore, circa la data del giorno, di martedì, mercoledì e giovedì. Al contrario, in un altro gruppo, il tempo di reazione alla domanda "che giorno è oggi" era stato più breve per il lunedì e il venerdì più che per i giorni infrasettimanali. 

Il loro terzo gruppo di studio ha permesso di far luce sui fatti. Le cavie dovevano associare delle parole a tutti i giorni della settimana. L'esercizio era molto più stimolante per il Venerdì, Sabato, Domenica e Lunedi. Per una buona ragione: sono emotivamente più forti di altri. Venerdì è stata associato semanticamente alla "festa" o alla "libertà", mentre "fatica" o "giornata pesante" sono state associate al Lunedi. 

Martedì, Mercoledì e Giovedi sono più confusi perché le loro rappresentazioni mentali sono più rare e simili. Sono i giorni più lontani del fine settimana, che ha il compito di marcare il tempo settimanale. 

Ecco perché vi sentirete spostati, nella settimana, nel lunedì normale o durante le vacanze. La confusione entra in vigore quando il modello settimanale si fa più casuale essendosi, per così dire, cancellato. 

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