07 maggio, 2014

Una partita a scacchi col computer - Come eravamo

"Computer CHESS", la storia degli occhialuti che sfidavano il computer
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MiniaturaCi sono film che guardiamo, chiedendoci come qualcuno possa avere un'idea così assurda. E' il caso di "Chess Computer", film dal 15 maggio sugli schermi, opera di un giovane regista di nome Andrew Bujalski premiato al Sundance film festival, rassegna ben nota del cinema indipendente americano.         
        
Locandina Computer ChessUn'idea folle perché "Computer Chess", racconta di una sfida, nel 1980, in un albergo della California, di alcuni scienziati informatici, per sapere quale dei loro computer e programma è il migliore nel gioco degli scacchi.
               
Girato inizialmente come un documentario in bianco e nero, dove si vedono i ragazzi con gli occhiali installano macchine, prese di corrente, digitando sulle tastiere e discutendo dei meriti del loro programma, la storia si trasforma in fiction a poco a poco, dapprima nella sua forma, ma anche perché si presentano situazioni e personaggi strani:

  • Spettatori complottisti che fantasticano sulla terza guerra mondiale immarcescibili fumatori; 
  • concorrente indipendente che non ha soldi, senza casa, che si aggira la notte in albergo a piedi con le pillole per restare sveglio; 
  • la storia d'amore fallita del giovane nerd con l'unica donna, membro di un'altra squadra; 
  • poi il seminario dove le coppie riscoprono il piacere del corpo con guru africano. 
Il tutto commisto alla scena finale in cui il computer vincitore affronta l'uomo, la sfida sta ovviamente nel sapere se vincerà l'uomo o la macchina, sullo sfondo, gli esercizi fisici insegnati dal guru.



Una forma di dolce nostalgia sembra diffondersi, ci si domanda durante tutto il film: perché fare un film del genere? La risposta viene gradualmente (almeno è venuta a quelli che l'hanno già visto, dove è già nelle sale), perché la storia dell'informatica è ormai parte della nostra storia (storia personale e collettiva), tanto da poterla macinare, giocarci con le rappresentazioni, i suoi attori, fare digressioni, ridere senza rischiare di toccare solo i due ingegneri della stanza. 
                 
Il film sembra riuscire a creare una forma di dolce nostalgia per il momento in cui bisognava spingere i computer sui carrelli per spostarli, quando gli uomini erano sospesi in attesa delle reazioni della macchina, come di fronte ad una enità misteriosa e indomabile, dove un partita a scacchi tra un programma e un campione celava ancora un po' di suspense.
          

Nostalgia accresciuta per il fatto che il film è stato girato con una telecamere di un modello risalente al 1968, che ovviamente colora in modo particolare l'immagine. Il fatto che il film riesca a creare questo tipo di emozioni, nel momento della storia della tecnologia (e il nostro rapporto con la tecnologia) appare molto più sottile di quanto non sembri.
            
Tutto ciò che all'aria aperta circonda il torneo, in realtà, appartiene alla storia della tecnologia: gli spettatori drogati e paranoici incarnano il nerd che, in quei tempi di guerra fredda fantasticano tecnologie solo come uno strumento militare che causerà la fine dell'umanità. Pillole, fumo e dissertazioni sull'informatica, gli accessori indispensabili, precursori e premesse dell'era attuale, espansioni naturali delle facoltà del nostro cervello. Le coppie che sono alla ricerca di loro stessi e dei loro corpi, mentre un programma rischia di battere un essere umano, sembrano non percepire l'importanza di ciò che accade. Loro sono ancora negli anni 70 mentre il futuro si gioca altrove, non con un guru esotico e chic, ma tra gli occhiali e i barbuti, un tantino misantropi e sfuggenti, interessati solo al cervello. 
                      
C'è una bella scena di una coppia libertina che invita nella loro stanza un giovane concorrente quattrocchi occhialuto per un 'gioco a tre' e, il giovane, sicuramente a secco da un pezzo, rifiuta la procace donna matura e fugge al computer a cui presta le sue attenzioni intelligenti (nella schermata apparirà una ecografia di un bambino). 

E' il bello di quel tempo, della vulnerabilità delle macchine, che potevano ancora  essere distrutte da un po 'd'acqua, quando queste erano ancora pesanti, dal cablaggio complicato e sempre pronte a comportarsi in modo difforme dal programma applicativo, quando la fallibilità era bella, con i momenti in cui abbiamo perso tutto. Tutto qui. Dopo aver scritto questo documento, vi consiglio di andare in alcuni uffici pubblici dove la storia dei computer sta nascendo per una magnifica retrospettiva prima del film.
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Vedi: 

filmforum.org/computer_chess

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