Cinquanta giovani sono stati arrestati a La Mecca e Jeddah, a causa di tagli di capelli e abbigliamento "inappropriati". Il tutto in base a un decreto recente che vieta anche di fumare e riprodurre musica nello spazio pubblico.
"La polizia ha arrestato una cinquantina di giovani accusati di colpire la pubblica decenza per il loro abbigliamento", alla Mecca, leggiamo nel sito arabo saudita Sabq (trad. google). Nel mirino della polizia, tra gli altri, i jeans a vita bassa e pantaloni con falsi strappi sulle cosce. Ma anche "bracciali e pendenti" e alcuni tagli di capelli. I colpevoli "sono stati trasferiti per le indagini penali, il tutto sotto le istruzioni del governatore della Mecca".
Il governatore in questione non è altro che il principe Khaled Al-Faisal Al-Saud. Lui, infatti, ha emesso un decreto il 14 giugno che vieta il "comportamento inappropriato", riporta il giornale Makkah (trad. google), il giornale locale della città.
Il divieto si riferisce alle "shisha (bevande), al fumo, agli strumenti musicali, agli altoparlanti, all'abbigliamento inadeguato, agli animali domestici, fuochi e barbecue". Si applica in tutta la provincia, che comprende in particolare le città di Mecca, Medina, Taif e Jeddah. Tutto questo nei parchi pubblici, aree pedonali e la Corniche sulla costa del Mar Rosso a Jeddah. Questa è ritenuta essere una delle poche aree di relativa tolleranza dove la polizia religiosa interviene solo sporadicamente.
In questo caso, la campagna di arresti non era fatta dalla polizia religiosa, ma dalla polizia regolare. Lo scorso aprile, il giovane erede, vice principe Mohammed bin Salman, aveva curato la sua immagine riformista, riducendo i poteri della polizia religiosa. In particolare arrogando a sè la prerogativa degli arresti.
È quindi ancora più sorprendente che la polizia ordinaria si sia comportata come se fosse muhtassib, vale a dire, incaricata dell'ordine morale e religioso pubblico. Infatti, non solo gli arresti ci sono stati, ma anche sono state "profuse buone parole", secondo il sito Sabq.
Recentemente, un'altra storia riguardante il taglio di capelli aveva fatto rumore nel paese. L'8 aprile infatti, un giocatore di calcio aveva chiesto l'interruzione di una partita del campionato locale, per il tempo in cui al portiere della squadra avversaria fosse rapata la testa per cancellare un taglio di capelli "infedeli", ai sensi dei regolamenti interni del calcio saudita.
Il governatore in questione non è altro che il principe Khaled Al-Faisal Al-Saud. Lui, infatti, ha emesso un decreto il 14 giugno che vieta il "comportamento inappropriato", riporta il giornale Makkah (trad. google), il giornale locale della città.
Il divieto si riferisce alle "shisha (bevande), al fumo, agli strumenti musicali, agli altoparlanti, all'abbigliamento inadeguato, agli animali domestici, fuochi e barbecue". Si applica in tutta la provincia, che comprende in particolare le città di Mecca, Medina, Taif e Jeddah. Tutto questo nei parchi pubblici, aree pedonali e la Corniche sulla costa del Mar Rosso a Jeddah. Questa è ritenuta essere una delle poche aree di relativa tolleranza dove la polizia religiosa interviene solo sporadicamente.
In questo caso, la campagna di arresti non era fatta dalla polizia religiosa, ma dalla polizia regolare. Lo scorso aprile, il giovane erede, vice principe Mohammed bin Salman, aveva curato la sua immagine riformista, riducendo i poteri della polizia religiosa. In particolare arrogando a sè la prerogativa degli arresti.
È quindi ancora più sorprendente che la polizia ordinaria si sia comportata come se fosse muhtassib, vale a dire, incaricata dell'ordine morale e religioso pubblico. Infatti, non solo gli arresti ci sono stati, ma anche sono state "profuse buone parole", secondo il sito Sabq.
Recentemente, un'altra storia riguardante il taglio di capelli aveva fatto rumore nel paese. L'8 aprile infatti, un giocatore di calcio aveva chiesto l'interruzione di una partita del campionato locale, per il tempo in cui al portiere della squadra avversaria fosse rapata la testa per cancellare un taglio di capelli "infedeli", ai sensi dei regolamenti interni del calcio saudita.
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