19 luglio, 2017

'Quelli non vogliono altro che donne e sesso'.

Diverse donne dei combattenti del Daesh sono riuscite a fuggire dal "califfato" sotto assedio e raccontano le loro storie. Testimonianze dell'altra faccia della realtà. 

http://edition.cnn.com/2017/07/17/middleeast/raqqa-isis-brides/index.htmlNella città di Ain Issa vicino a Raqqa, in Siria, vi è la sede di una prigione piuttosto particolare, è per le donne, le spose e le altre vedove dei combattenti Daesh (acronimo in arabo per lo Stato Islamico). Attirate dalle promesse di una "vita perfetta nel califfato" dello stato islamico, hanno a volte impiegato del tempo per rendersi conto della situazione nella quale erano cadute. La CNN ne ha intervistato alcune (con foto e filmato).  

Saida, proveniente da Montpellier, in Francia, aveva fatto sacco e fuoco per andarci. "Io amo la vita, amo lavorare, amo i miei jeans, amo il mio trucco, amo i miei genitori", dice la giovane donna che ora è tra quelle che Parigi non vuole che tornino. 

Fuggì da  Raqqa, la capitale del sedicente Stato islamico, con il marito, ucciso, poi, durante la fuga. Si nascose per un mese, nella natura, con il figlio di 14 mesi prima che le forze curde la scoprisse. Saida si era presto resa conto che, invece di devoti mariti, i combattenti erano degli ossessionati dal sesso. 

Al suo arrivo a Raqqa, all'inizio di questa avventura, fu subito messa nel dormitorio femminile chiamato "Madafa", dove, con le sue compagne, lei era in attesa di essere scelta dai combattenti. "Abbiamo dovuto compilare una sorta di curriculum, con il nostro nome, la nostra età e la nostra personalità e quello che volevamo come marito. Gli uomini fecero lo stesso". L'incontro durava un quarto d'ora e se entrambe le parti erano d'accordo, il matrimonio avveniva subito. 

Un'altra donna originaria di Homs, dove aveva lavorato come insegnante di inglese, spiega come, volendo fuggire con i suoi figli in direzione della Turchia, lei attraversò Raqqa dopo la morte del suo primo marito. Alloggiando presso degli amici aveva incontrato il suo futuro marito. 

Lei racconta il comportamento di alcune europee attratte da Raqqa. "Vogliono un combattente, una persona forte, armato e in grado di proteggerle. É un'ossessione, come in un film. Molte sono scioccate quando scoprono a che tipo di uomini sono sposate, divorziano dopo pochi giorni". 

Suo marito è imprigionato dalle forze curde di Kobanê e lei non sa se potrà mai rivederlo. "Spero che qualcuno mi uccida. Potrei farlo da me stessa, sarebbe un suicidio ed è proibito". 

Altri casi sono più preoccupanti, come ad esempio le tre sorelle dell'Indonesia. Parlano in un buon inglese, spiegano che sono venute a Raqqa attratte dalle promesse di istruzione e di assistenza gratuita. Volevano un aiuto per una delle sorelle colpita dall cancro e garantire gli studi di informatica ad un'altra. É costato una fortuna il viaggio da Jakarta con la loro famiglia. 

Raccontano il loro disgusto nello scoprire che i combattenti Daesh non erano "puri musulmani" come immaginavano. "Dicono sempre di volere il Jihad per amore di Allah, ma cercano solo donne e sesso. É disgustoso". 

"Ho anche sentito dire che un combattente riceveva $ 1.000 se sposava una vedova. Alcuni mi hanno chiesto la mattina se avessi voluto sposarli pretendendo una risposta prima del buio", racconta un'altra sorella. 

Racconta come le donne vivono nei dormitori bloccati, "Madafa". "Il loro modo di comportarsi non aveva nulla a che fare con l'Islam. Erano brutali, sempre a spettegolare, urlare, lottare o ridere. Sì, ero davvero molto sorpresa". 

Tutte queste donne stanno ora cercando di entrare in contatto con i diplomatici dei loro paesi, che potrebbero aiutarle a tornare a casa. Ma i loro governi non hanno alcuna fretta di dare il benvenuto a queste donne dopo essere passate attraverso il "Califfato". 

18 luglio, 2017

La prima città-foresta del mondo esiste. Un italiano la costruisce.

La costruzione della prima "città foresta" nel mondo è iniziata in Cina, uno dei paesi più inquinati del pianeta. Il progetto è del famoso architetto italiano Stefano Boeri, all'avanguardia nella rivoluzione ecologica. 
https://twitter.com/c40cities/status/883968159686041600
A Liuzhou, nella provincia di Guangxi nella Cina sud-occidentale, 30.000 persone vivranno nella "città foresta" nel 2020. 

Il principio? Case, spazi commerciali, scuole e due ospedali le cui facciate saranno coperte di vegetazione, avrà più di 1 milione di piante di un centinaio di specie diverse e 40.000 alberi. Ciò consentirà alla futura città di assorbire "10.000 tonnellate di CO2, 57 tonnellate di sostanze inquinanti all'anno e produrre 900 tonnellate di ossigeno ogni anno", leggo su l'Independent

L'obiettivo finale, secondo Science Alert, è quello di rendere questa zona di 175 ettari autosufficienti perché alimentati dall'energia rinnovabile, come l'energia solare e geotermica. 

La città foresta sarà collegata all'attuale città di Liuzhou con auto elettriche e un servizio ferroviario veloce. 

Sul sito del progetto di Stefano Boeri, citato anche dal quotidiano britannico, si legge: "La temperatura atmosferica media diminuirà. Le piante creeranno barriere acustiche naturali e miglioreranno la biodiversità. Genereranno case per uccelli, insetti e piccoli animali che popolano il territorio". 

Secondo il South China Morning Post, il piano radicale per il salvataggio della Cina prevede un'altra città foresta dello stesso Boeri, in fase di progettazione a Shijiazhuang, centro industriale nel nord della Cina, che è una delle dieci città più inquinate del paese. Più ad est, a Nanchino, Stefano Boeri ha anche in programma di costruire il primo "bosco verticale" del paese, due torri su cui verranno piantati alberi e piante di molte specie, sul modello del "Bosco Verticale" a Milano, due grattacieli con balconi, l'equivalente di un ettaro di foresta. 

Negli ultimi anni, la Cina è stata in prima linea nella vita ecoresponsabile, scrive The Independent. Ciò ha incluso la costruzione del più grande impianto fotovoltaico galleggiante del mondo, pronto dalla fine maggio. 

17 luglio, 2017

Quella consuetudine delle molestie sessuali - Accade molto spesso.

Zoe Kazan confida al Guardian l'altra faccia della notorietà e del decoro nel mestiere dell'attrice. 

https://www.theguardian.com/film/2017/jul/08/zoe-kazan-actorClasse '83, nipote del grande Elia, nota per i suoi ruoli nei film "Revolutionary Road" (2008), "Ruby Sparks" (2012) o "The Big Sick" (2017), parla di quello che accade dietro le quinte di questo mestiere... 

"Ho molte amiche che sono attrici brillanti. Spesso arrivano a flirtare con il regista o il produttore o, durante i casting, si sentono dire 'Porta qualcosa di aderente'... Lì, sai, dovrai accettare la situazione", sintetizzo quel che racconta lei. 

Zoe Kazan spiega che è difficile per le donne difendersi in queste situazioni e raramente hanno abbastanza determinazione per farlo. Dice anche che non le è mai stata fatta alcuna proposta diretta, ma non sono mai mancati i commenti sessisti sul suo successo. 

"Un produttore una volta mi chiese se avessi capito oppure no. Poi disse: 'Oh, ma questo è uno scherzo hahah'. Ma è stato anche lo stesso che ha pagato il mio cachet e guardato me quando stavo girando una scena d'amore con un altro attore", aggiunge. 

Zoe Kazan dice che le giovani attrici non sempre hanno accesso al reparto risorse umane (dell'argomento parlavo con Terry, Rosa e Mario sabato sera al London) e non hanno il coraggio di rivolgersi ai sindacati. Ricorda, inoltre, che il sessismo regolarmente denunciato è vivo e vegeto e che il suo fidanzato Paul Dani non ha mai avuto il diritto di replicare alle battute salaci dei produttori. 

"Ho detto a Paul quel che stava accadendo sul set e lui ha lottato per resistere. Lo aveva sconvolto, non aveva mai avuto a che fare con questo genere di cose". 
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Queste cose avvengono in moltissimi contesti, anche nelle campagne elettorali, con forme e rituali ormai collaudati e conosciuti. 

16 luglio, 2017

Riscaldamento climatico, il difficile, pericoloso decollo degli aerei sulle piste

Sempre più aerei dovranno liberarsi della zavorra, nei prossimi decenni, se vorranno decollare durante le ore più calde della giornata. 

https://www.nytimes.com/2017/06/20/business/flying-climate-change.htmlCome è dimostrato dalla cancellazione di quaranta voli, nel mese scorso da Phoenix, in Arizona per l'ondata di caldo, per gli aerei sarà sempre più difficile levarsi in volo quando si riscalda l'aria, secondo uno studio della Columbia University. 

Quando si riscalda, l'aria perde densità, le ali degli aerei perdono portanza, dice in un comunicato che riassume lo studio di uno studente di dottorato, Ethan Coffel con il climatologo Radley Horton, cui il New York Times ha fatto eco dando le spiegazioni in un documento di qualche giorno fa. 

L'unica soluzione, se non si vuole di differire il decollo è quello di ridurre il peso, riducendo la quantità di carburante, delle merci o del numero dei passeggeri, dice la nota. 

Secondo lo studio, il riscaldamento e l'aumento delle ondate di calore, come quelle già sperimentate, potrebbero influenzare dal 10 al 30% degli aerei al massimo della capacità di carico nelle ore più calde. 

"La maggior parte degli studi sul riscaldamento globale, finora, si è concentrata sull'impatto dell'aviazione, e non il contrario", dice Horton. Questo studio "punta sui rischi inesplorati del cambiamento climatico sul trasporto aereo" ed "il notevole potenziale di effetti a catena, economici o di altro". 

Gli effetti variano a seconda del tipo di aeromobile e di aeroporti - quelli le cui piste sono più brevi come La Guardia, di New York, o che sono soggetti a temperature più calde, come Dubai, saranno i primi ad essere colpiti. 

Aeroporti delle regioni più temperate e con piste sufficientemente lunghe dovrebbero essere meno colpiti da Heathrow a Londra, JFK di New York, e Charles de Gaulle di Parigi, secondo lo studio pubblicato sulla rivista Climatic Change

15 luglio, 2017

Lo slogan del papa 'VIETATO LAMENTARSI', appeso alla sua porta.

"Vietato lamentarsi!": I visitatori sono avvisati da Papa Francesco all'arrivo nel suo appartamento in Vaticano da un cartello appeso alla porta, recentemente offerto da uno psicologo italiano, lo ha rivelato, con ampia documentazione di foto, venerdì, Vatican Insider - La Stampa, in un articolo di Andrea Tornielli.
https://www.lastampa.it/opinioni/editoriali/2017/07/14/news/il-papa-scrive-vietato-lamentarsi-1.34451794/l
Lo psicologo, Salvo Noè, autore di un libro sul tema dello sviluppo personale, lo aveva offerto al Papa al termine di un'audizione pubblica, il 14 giugno scorso, in Piazza San Pietro. 

Papa Francesco aveva promesso, sorridendo: "lo metterò sulla porta del mio ufficio dove ricevo i visitatori". 

Lui ha rinunciato sin dall'inizio agli appartamenti papali grandiosi, dove è il suo ufficio, preferendo una collocazione più informale nel suo modesto appartamento a Santa Marta. 

Il pontefice ha spesso consigliato ai fedeli di non indulgere in malinconia o lamenti. 

Con lettere più piccole, su quel cartello, i visitatori imparano che coloro che non rispettano lo slogan ... 
  • "I trasgressori sono soggetti ad una crisi da vittimismo con conseguente abbassamento del tono dell'umore e della capacità di risolvere i problemi.
  • "La misura della sanzione è raddoppiata se la trasgressione avviene in presenza di bambini.
  • "Per diventare il meglio di sè bisogna concentrarsi sulle proprie potenzialità e non sui propri limiti, quindi:
  • Smettila di lamentarti e agisci per cambiare in meglio la tua vita."